A
Firenze, e non solo, gli amanti del tè conoscono La Via del Tè, l’azienda nata
nel 1961 dalla passione di Alfredo Carrai per la seconda bevanda più bevuta al
mondo, all’epoca pressoché sconosciuta in Italia.
Oggi
La Via del Tè è una realtà importante, in cui la ricerca dei tè più pregiati è la
chiave del successo, che conta ben tre negozi a Firenze e fornisce alcuni degli
hotel, resort & spa più prestigiosi d’Italia (fra cui per esempio il Four
Seasons Florence, in cui l’afternoon tea è un rito felicemente celebrato).
L’anno
scorso, alla storica sala da tè di Piazza Ghiberti, si è aggiunta la nuova tea
room di Via di S. Spirito, nel palazzo Frescobaldi. Avendo avuto il piacere di
conoscere Giulia Carrai, sapevo che sarebbe stato un luogo idilliaco, dove alla
bontà delle bevande selezionate si sarebbe accompagnato un ambiente curato ma
informale e dove la convivialità del rito del tè l’avrebbe fatta da padrone.
E
così, dopo tanto rimandare, un paio di domeniche fa, complice una bellissima
visita al Corridoio Vasariano ed un freddo epocale, la mia amica Carlotta ed io
ci siamo spinte fino in Santo Spirito in cerca di un buon tè caldo e tante
prelibatezze da gustare.
L’ingresso
del negozio, che si apre oltre un cancello di ferro battuto, è semplice e old
style, con piccole vetrine ai lati, allestite con bricchi e scatole di latta
colorate, di varia foggia e dimensione. L’entrata è dedicata alla vendita di
infusi e tè: sulla sinistra l’aromateca è imponente e consente di scegliere odorando
da bottigliette numerate tutte le diverse miscele, ciascuna con un nome
evocativo (Notti in Tibet, Earl Grey Imperiale, ecc.). L’arredo, tutto in
legno, con colori pastello, tappezza le pareti e infinite scatole di latta
verdi arrivano fino al soffitto. Sulla destra, accanto alla cassa, sono esposti
i piccoli utensili per filtrare, dosare e gustare il tè. Al centro, vista l’imminenza
di San Valentino, cattura lo sguardo un piccolo tavolo tondo allestito con
confezioni bianche e rosse, con belle rose in evidenza. Oltre quest’area, fatti
tre gradini, si apre la prima delle due salette, dove troneggia un piccolo
banco pasticceria, una scaffalatura a nicchie che contiene tutte le miscele
proposte, una bellissima macchina luccicante per scaldare l’acqua ed il banco
lavoro del personale. La seconda saletta, stretta e lunga, si apre sulla
sinistra ed il luogo, così intimo e ovattato, può tranquillamente contenere una
quarantina di persone. I tavoli in legno scuro, le comode sedute imbottite, le vetrine
allestite con teiere di ogni foggia e colore e tante foto alle pareti che rappresentano
le varie fasi della coltura e raccolta del tè ricreano alla perfezione la
tipica tea room londinese che vive nell’immaginario collettivo.
Arriviamo
poco prima delle sei, è completamente pieno e per ingannare i pochi minuti di
attesa ci offrono un assaggio di tè con il gusto selezionato per il mese
dell’Acquario. Nel frattempo ci consigliano di iniziare a scegliere cosa
vogliamo bere odorando le diverse miscele dell’aromateca.
Quando
ci sediamo siamo ormai rapite dalla quiete del luogo e ci concentriamo sul
menù, piccolo di dimensioni, ma ricco di proposte: petit four, apple pie, macaron,
carrot cake, sandwich al burro, quiche lorraine, ecc., mini menù degustazione
assortiti e pure due opzioni di brunch denominate “Diladdarno” e “Diquaddarno”.
Optiamo per selezionare tre diversi assaggi, un mix dolce e salato, con tris di
finger sandwiches (cetriolo e burro, salmone affumicato con burro al limone e
prosciutto cotto con mango chutney), petit four (comprese delle lingue di gatto
croccanti e gustose) e… gli indimenticabili scones, serviti tiepidi con
confettura di fragole e clotted cream del Devon. Due infusi alla frutta, Notti
in Tibet e Frutti di Bosco German Style completano la nostra ordinazione, per
un risultato colorato e prelibato cui forse la foto che ho fatto non rende
giustizia.
Le
ragazze che gestiscono la sala sono sollecite, competenti e gentili e il tempo scorre
via veloce fra un biscotto, un pezzetto di scone imburrato e sicuramente un
occhio affettuoso alle porcellane Richard Ginori che impreziosiscono la mise en
place: piccole fragoliere come porta marmellata e vassoietti rettangolari di
dviersa foggia per sandwich e pasticcini.
Avevo
scioccamente sottovalutato il rito del tè, non solo da un punto di vista
golosamente gastronomico, ma anche per l’intimo senso di convivialità che
permette di condividere. Adesso ho promesso alla mia mamma che le farò provare
quest’esperienza: sono convinta che si divertirà come una bambina.
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