Un evento sicuramente memorabile per il panorama degli spettacoli
fiorentini. Da giovedì 8 a domenica 11 gennaio, al Teatro Verdi è andato in
scena il musical per eccellenza, Sette Spose per Sette Fratelli, con Flavio
Montrucchio nella parte di Adamo Pontipee e Roberta Lanfranchi nei panni di
Milly, giovane moglie del rude boscaiolo.
Le mie attese erano altissime, nonostante non dessi molto credito
alla coppia Montrucchio-Lanfranchi, in maniera del tutto arbitraria e, confesso
subito, erronea. Ero traviata mentalmente da pregiudizi legati soprattutto alle
loro capacità canore; eh sì, perché, come si fa a non temere che una colonna
sonora indimenticabile, premio Oscar nel 1955, nota praticamente a tutti, possa
essere impoverita, banalizzata o semplicemente cantata male? E invece, è
proprio la colonna sonora che ne esce vincente e accredita immediatamente, ai
miei occhi, i due protagonisti. Liriche tutte in versione italiana, compresi
alcuni inediti, e una performance canora inappuntabile, con tali virtuosismi
che quasi ho stentato a credere che stessero cantando dal vivo.
Per chi non conoscesse il testo, si narra la storia dei sette
fratelli Pontipee, rudi boscaioli che vivono isolati tra i monti dell’Oregon
nella metà dell’Ottocento. Stanco della solitudine, il maggiore dei sette,
Adamo, decide di prendere moglie e va a cercarla al villaggio, dove solitamente
si reca per vendere i propri prodotti di caccia e agricoltura ed acquistare
provviste di ogni genere. È così che vede e conquista Milly nel giro di un
pranzo ed uno scambio di battute; la sposa e la porta fra i monti, senza
rivelarle di avere sei fratelli che vivranno con loro. All’inizio Milly si
arrabbia perché comprende di doversi prendere cura di sei rozzi uomini
disordinati e ineducati, ma col tempo insegna loro l’arte delle buone maniere e
del corteggiamento, tanto da portarli alla festa del villaggio in cerca di sei
fidanzate. Fra balli, canti corali, corteggiamenti, risse e rapimenti, arriverà
il lieto fine per tutti in un crescendo corale e colorato.
La trasposizione teatrale di Massimo Romeo Piparo resta piuttosto
fedele al testo originale, lo scorrere del tempo è scandito da un proiettore
che mostra il passare dei mesi e i cambi di ambientazione, dal villaggio alla
fattoria e ai monti, sono rappresentati dallo scorrere di filmati con boschi, strade
di montagna, ruscelli e tramonti. Le scenografie di atmosfera country, affidate
a Teresa Caruso, sono ricche, mobili, tanto da conferire grande dinamicità alla
storia e lo spazio narrativo si dilata grazie anche alla versatilità, agilità e
presenza scenica di tutta la compagnia; un cast di 20 cantanti – ballerini –
attori che coinvolge il pubblico di ogni età con freschezza, esuberanza ed uno
strepitoso senso del ritmo.
Ed è proprio questo che mi ha colpito: il pubblico assolutamente
eterogeneo, con bambini che ridevano e battevano le mani insieme ad adulti e
anziani, una risata assolutamente trasversale e prolungata che sospendeva il
fiato solo per ascoltare gli assolo e scoppiare poi in applausi fragorosi.
Lo
spettacolo è diviso in due atti, rispettivamente di 70 e 60 minuti circa, per
due ore abbondanti di puro divertimento. Sabato il teatro era pieno, con quell’atmosfera
ovattata, accogliente e stimolante che resta la magia del luogo e che, son
sincera, nessun cinema potrà mai eguagliare.
Per
chi fosse interessato, è in vendita anche il CD della rappresentazione
teatrale, anche se a questo punto investirei i soldi nel video del film
originale.
La tournée prosegue in giro per l'Italia e le date, nonché tutte le notizie sullo spettacolo teatrale, sono consultabili sul sito ufficiale www.settesposepersettefratelli.it.
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